Ciao mondo! Come va?! Io bene, a parte la
valanga di compiti e verifiche che continua ad aumentare e a sotterrarmi sempre
di più. Ma basta essere melodrammatici, non è produttivo, mettiamoci al lavoro!
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Via Sansovino 57, Ravennna, Casa del Volontariato sede di AFS |
Sabato scorso (9/05) c’è stato il secondo
incontro di Orientation con Intercultura. Questa volta l’abbiamo fatto
separati: ciascuno nel suo centro locale, quindi noi eravamo in quello di
Ravenna (saremo stati una decina più o meno!). Perciò alle 14.45 sono partita
in bici da casa, con la bellissima maglietta d’Intercultura addosso, e, cosa
più importante, con una crostata appena sfornata dalla nonna per la merenda,
gnam!!
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(Rigranzio veganblog per l'immagine) |
Appena arrivata sono entrata, ho salutato
i volontari e le volontarie e mi sono seduta nel cerchio di sedie che era stato
creato al centro della stanza. Quando sono arrivati tutti (ognuno con
tantissime cose buone da mangiare!!) abbiamo finalmente iniziato le attività:
Attività
1: I volontari hanno
preso tre di noi (tra cui c’ero anch’io!!) e ci hanno portato in un’altra
stanza. Poi ci hanno fatti entrare uno alla volta nella sala dov’erano gli
altri con un’unica indicazione “dovete entrare nel cerchio che hanno fatto gli
altri”. Il primo pensiero è ovviamente “vado a sfondamento”, ma poi basta
ragionare e collegare l’attività con l’esperienza che andremo a fare: dovremo entrare in una comunità diversa dalla
nostra e già compatta e formata (il
cerchio degli altri ragazzi) e se andiamo a sfondamento non otterremo altro che
una maggior chiusura, l’unica è parlare,
chiedere! Con questo ragionamento che mi frullava in testa sono entrata
nella sala dove c’erano gli altri e “quindi devo entrare nel cerchio” “esatto”
“Bhe’, allora, ragazzi mi fate entrare per favore?!”



·
Linguaggio verbale: parole, scritto
·
Linguaggio non verbale: gesti, mimica facciale, sguardi,
prossemica (cioè la
nostra posizione rispetto alla persona a cui ci stiamo rivolgendo, quelle
principali sono: zona intima, un avambraccio di distanza dall’altro, sei molto
in confidenza con quella persona; zona personale, un braccio, conosci quella
persona ma non sei troppo in confidenza devi usare un linguaggio un po’ più
formale; zona sociale, praticamente non conosci affatto quella persona,
linguaggio formale e composto; zona pubblica, sei davanti ad un pubblico che è
distante da te ma a cui devi comunque trasmettere delle emozioni quindi devi
cercare di entrarci in relazione nel miglior modo possibile)
·
Linguaggio paraverbale: tono di voce

Infatti in sociologia hanno scoperto che la prima volta che uno vede una
persona ha il cosidetto primacy,
cioè il suo cervello incamera le prime informazione e impressioni su quella
persona, si viene a creare uno schema
mentale ben preciso (quelli che comunemente chiamiamo pregiudizi e
stereotipi); e questo primo schema è talmente forte che influenza tutte le
successive impressioni (priming) che
si andranno a formare, attingendo continuamente dal primacy.
Abbiamo poi analizzato più nello
specifico l’importanza del tono di voce:
esso è infatti fondamentale perché può cambiare di molto il significato del messaggio, uno può
essere sarcastico o serio, felice o triste, arrabbiato o scherzoso, e quindi se
capisci il significato del messaggio ma non noti il tono di voce usato per
dirlo ci può essere un serio fraintendimento.
Per provare questa cosa ci hanno fatto anche fare un piccolo gioco dove diverse
persone dovevano leggere la medesima frasi ma con toni di voce diversi e noi
dovevamo comprendere che tono usavano.
“E del silenzio che mi dite? Cosa vuol dire il silenzio” a questa domanda
spiazzante della volontaria, Sonia ha risposto prontamente “Tutto e nulla” Infatti può stare zitto
perché non hai niente da dire o sei molto imbarazzato, oppure fare silenzio
perché non c’è bisogno di usare parole per comunicare qualcosa. Ecco il
silenzio è un’altra cosa che dobbiamo imparare a gestire e ad analizzare, non rompiamolo per forza, a volte è
molto più utile e comunicativo un bel silenzio di tante parole, ma non andiamo neanche a cercarlo, non
possiamo stare sempre zitti qualche volta bisognerà pur parlare. (come diceva
il buon vecchio Aristotele, il “giusto
mezzo” tra le varie virtù è quello che bisogna cercare!)
Alla fine abbiamo fatto una piccola
conclusione ovvero che è molto importante fare attenzione alla comunicazione e al modo di esprimersi, monitorando
tutti e tre i tipi di linguaggio, perché inizialmente è su quello che si
baseranno le prime impressioni che
gli altri si faranno di noi ma
soprattutto il su esso si baserà il nostro
rapportarci con gli altri.
Dopo questa attività, siccome erano ormai
le quattro e mezza ed eravamo piuttosto stanchi e affamati, abbiamo fatto merenda: è stata una delle merende più
complete che io abbia mai fatto, c’era il dolce e il salato, dalle pizzette
alle torte, dalle patatine fritte alla crostata, dalla coca cola alla
meravigliosa cheescake ai lamponi
fatta da Sonia, una ragazza che va all’alberghiero!! Era sublime!
Finita la merenda, dopo un po’ di Guerra Fredda tra il ragazzo che è stato negli USA e la volontaria che è andata in Russia,
ci siamo spostati fuori nel cortile sul retro del centro locale, ovviamente
all’ombra e così….sono ricominciate le attività…
Attività
4: Ci siamo divisi in
tre gruppi e abbiamo completato un questionario
(vi metterò la foto qui attorno) che parlava di gesti e mimica facciale, abbiamo scoperto che ci sono gesti completamente diversi dai nostri e che
alcune cose per noi normali sono molto offensive in altri paesi! Quindi bisogna
sempre fare molta attenzione a come ci si comporta (bisogna sempre osservare
gli altri e fare quello che fanno
loro) e evitare il più possibile
di utilizzare i gesti per non cadere
in brutti equivoci: bisogna parlare!!


Morale della favola?! Probabilmente
andremo in Paese dove non conosciamo non solo la lingua, ma anche le tradizioni
e le usanze, dovremo quindi far molta
attenzione e osservare con precisione quello che fanno gli altri prima di agire anche noi di conseguenza…altrimenti faremmo solo brutte figure e potremmo addirittura
assumere dei comportamenti ritenuti offensivi dagli abitanti di quel Paese.
Attività
7: Poco prima di andare
via abbiamo fatto l’ultimo gioco, era una cosa molto breve e divertente.
Sostanzialmente era il classico gioco dove ti appiccicano un post-it in testa e bisogna indovinare
che cosa c’è scritto sopra, noi però l’abbiamo fatto con i paesi: io dovevo indovinare India e
Svezia…non ci ho messo nemmeno troppi secoli, dai!
E così è finito anche il secondo incontro
di Orientation! Non mi sembra vero, il tempo sta passando troppo in fretta (peccato che a scuola non passi mai!). In ogni
caso ora vi lascio, perché sono super impegnatissima in questi giorni, quindi
spero che vi sia piaciuto anche questo post, grazie per averlo letto fino in
fondo,
A prestissimo,
Fennec Curioso

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