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Daniel, quello che vedrai oggi non devi raccontarlo a nessuno. Neppure al tuo amico Tomas. A nessuno.” Ci aprì un ometto con la faccia da uccello rapace e i capelli d'argento. Il suo sguardo si posò su di me, impenetrabile. “Buongiorno, Isaac. Questo è mio figlio Daniel” disse mio padre. “Presto compirà undici anni, e un giorno manderà avanti il negozio. Ha l'età giusta per conoscere questo posto.” Isaac ci invitò a entrare con un lieve cenno del capo. Dall'atrio, immerso in una penombra azzurrina, si intravedevano uno scalone di marmo e un corridoio affrescato con figure di angeli e di creature fantastiche. Seguimmo il guardiano fino a un ampio salone circolare sovrastato da una cupola da cui scendevano lame di luce. Era un tempio tenebroso, un labirinto di ballatoi con scaffali altissimi zeppi di libri, un enorme alveare percorso da tunnel, scalinate, piattaforme e impalcature: una gigantesca biblioteca dalla geometria impossibile. Guardai mio padre a bocca aperta e lui mi sorrise ammiccando. “Benvenuto nel Cimitero dei Libri Dimenticati, Daniel."
tratto da L'ombra del vento, di Carlos Ruiz Zafon

“E sai qual'è la cosa più bella?” Scossi la testa in silenzio. “La tradizione vuole che chi viene qui per la prima volta deve scegliere un libro e adottarlo, impegnandosi a conservarlo per sempre, a mantenerlo vivo. È una promessa molto importante” spiegò mio padre. “Oggi tocca a te.” Mi aggirai in quel labirinto che odorava di carta vecchia, polvere e magia per una mezzora. Lasciai che la mia mano sfiorasse il dorso dei libri disposti in lunghe file, affidando la mia scelta al tatto. Tra titoli ormai illeggibili, scoloriti dal tempo, notai parole in lingue conosciute e in decine d'altre che non riuscivo a identificare. Vagai lungo gallerie e ballatoi a spirale riempiti da centinaia, migliaia di volumi che davano l'impressione di sapere di me molto più di quanto io sapessi di loro. Mi balenò in mente il pensiero che dietro ogni copertina si celasse un universo infinito da esplorare e che, fuori di lì, la gente sprecasse il tempo ascoltando partite di calcio e sceneggiati alla radio, paga della sua mediocrità. Non so dire se dipese da queste riflessioni, dal caso o dal suo parente nobile, il destino, ma in quell'istante ebbi la certezza di aver trovato il libro che avrei adottato, o meglio, il libro che avrebbe adottato me. Sporgeva timidamente da un ripiano, rilegato in pelle color vino, col titolo impresso sul dorso a caratteri dorati. Accarezzai quelle parole con la punta delle dita e le lessi in silenzio.
tratto da L'ombra del vento, di Carlos Ruiz Zafon
Per Bastiano Baldassarre Bucci la passione erano i libri. Chi non ha mai passato interi pomeriggi con le orecchie in fiamme e i capelli ritti in testa chino su un libro, dimenticando tutto il resto del mondo intorno a sé, senza più accorgersi di aver fame o freddo; chi non hai mai letto sotto le coperte, al debole bagliore di una minuscola lampadina tascabile, perché altrimenti il papà o la mamma o qualche altra persona si sarebbero preoccupati di spegnere il lume per la buona ragione ch’era ora di dormire, dal momento che l’indomani mattina bisognava alzarsi presto; chi non ha mai versato, apertamente o in segreto, amare lacrime perché una storia meravigliosa era finita ed era venuto il momento di dire addio a tanti personaggi con i quali si erano vissute tante straordinarie avventure, a creature che si era imparato ad amare e ammirare, per le quali si era temuto e sperato e senza le quali d’improvviso la vita pareva così vuota e priva di interesse; chi non conosce tutto questo per sua personale esperienza, costui molto probabilmente non potrà comprendere ciò che fece allora Bastiano.
tratto da La storia infinita, di Michael Ende
“ Mi piacerebbe sapere”, mormorò fra sé, “che diavolo c’è in un libro fintanto che è chiuso. Naturalmente ci sono dentro soltanto le lettere stampate sulla carta, però qualche cosa ci deve pur essere dentro, perché nel momento in cui si comincia a sfogliarlo, subito c’è lì di colpo una storia tutta intera. Ci sono personaggi che io non conosco ancora e ci sono tutte le possibili avventure e gesta e battaglie, e qualche volta ci sono delle tempeste di mare oppure si arriva in paesi e città lontani. Tutte queste cose in qualche modo sono già nel libro. Per viverle bisogna leggerlo, questo è chiaro. Ma dentro ci sono fin da prima. Vorrei proprio sapere come.”
tratto da La storia infinita, di Michael Ende
Wow! Già, questo è quello che ho detto io leggendo questi
testi...ero lì sul letto di camera mia che, come sempre stavo
leggendo un libro, con la luce che fa capolino tra le persiane della
finestra e gioca a rincorrersi con le ombre sul pavimento in legno,
ero lì, come tante altre volte, con un libro in mano, ma non sapevo
che fosse un libro speciale, che avrebbe cambiato la mia
vita...e invece questi libri (assieme a molti altri) l'hanno fatto! Ma la cosa più strabiliante e stravolgente di questi due libri è che sono gli unici al mondo (che io abbia mai
letto, e ho solo 16 e qualche mese, quindi sicuramente ce ne saranno
altri!!) che sono riusciti a descrivere perfettamente le sensazioni
che provo io quando entro in una biblioteca o in una libreria, quando
poi, aggirandomi tra gli scaffali, il libro mi sorride (o a volte mi
guarda impertinente), mi chiama e io...io non so resistere (proprio
come Daniel nel libro di Zafon). Poi lo porto a casa e lo divoro in
pochi giorni, mostrando gli stessi identici sintomi e le stesse
identiche emozioni che descrive Ende nella Storia infinita.
Tutto questo per cosa?! Per dirvi che spesso, la nostra vita, monotona e basata sulle abitudini quotidiane, viene sconvolta (nel bene e nel male) da un piccolo evento nucleare. Un evento casuale, che non ti aspettavi, e che non puoi prevedere, il cosiddetto Cigno Nero (così viene chiamato questo fenomeno nel saggio omonimo dell'economista Taleb). Beh questo evento è stato per me quel qualcosa che mi ha dato la spinta, il via, l'input, l'idea, la spronata, insomma, il calcio d'inizio, di cui avevo bisogno per iniziare a scrivere questo blog.
Perché per scrivere un blog non basta amare qualcosa o avere degli hobby-come per esempio, i libri, la scrittura, il cinema, la poesia, la musica, l'arte...-ma bisogna avere qualcosa di più: qualcosa da dire. Ed io, fino ad ora, fino a quell'istante brevissimo ma intenso, fino a quel fantomatico Cigno nero, non ce l'avevo. Ma ora sì, ora mi ha dato il calcio d'inizio che stavo aspettando, oggi entro in campo e inizio a giocare la mia partita. Ci metto tutto, anima e corpo, in questo gioco, perché ho imparato (grazie sopratutto a molti libri e personaggi che mi hanno ispirata e aiutata) che nella vita, se non rischi, se non provi il tutto per tutto, se non cogli al volo le opportunità, resti in panchina.
Chi sono io? Mi piacerebbe rispondervi una importante, cool, alla moda, che conosce tutti, passa i sabati al BBK, al Touchè o al Kojak, che non sa chi scegliere perché è troppo contesa dai ragazzi....ma in realtà sono semplicemente una, una come voi, con la vita incasinata, i sogni e le aspettative di una normalissima adolescente; i complessi per i ragazzi che mi piacciono; i litigi e le chiacchierate fino a notte fonda con le amiche del cuore; un sacco di compiti da fare (e puntualmente pochissimo tempo per farli); la stessa vostra voglia di vivere che mi porta a divertirmi (serate passate a ballare a casa di un amico, o al ristorante, o al cinema). Una ragazza, come voi, alla quale è successa una cosa speciale e straordinaria, grazie a quel piccolo e apparentemente insignificante istante-Cigno Nero. Una ragazza che ha potuto lottare per realizzare un suo sogno, che ora - non riesco ancora a capacitarmi del come e del perché – diventerà realtà.
E ho iniziato questo blog proprio oggi, non ieri, non domani, perché dopo averlo saputo (che c'ero riuscita, che, per la prima volta nella mia vita, non sono stata solo abbastanza per qualcuno) ero talmente su di giri, talmente carica, che se qualcuno avesse acceso un fiammifero vicino a me, sarei esplosa come un barile di benzina...boom! Perché è da quel giorno c'è un fiume che scorre dentro di me, passa veloce, saettante, poi straripa e straborda, concima la terra, fa nascere da ogni parte piante e fiori, (scusatemi, ma mentre la scrivevo mi è venuta in mente anche la rima: “piante e fiori, gioie e amori” che però ho prontamente evitato di mettere nella versione "seria"....sì, lo so, a volte sono proprio patetica!). È da quel giorno che questo fiume vitale preme nelle mie vene per uscire, perché vuole urlarlo a qualcuno (che sono stata presa), ma non ad un qualcuno qualsiasi (a caso!), ma ad un qualcuno che lo possa capire, che possa comprendere quest'emozione forte e totalizzante che mi sta facendo provare, e siccome non ha trovato nessuno che fosse in grado di capirlo, tranne lui stesso, ha deciso di urlarlo al mondo.
Quindi: CIAO MONDO!
Fennec Curioso
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