“Gattino persiano”
cominciò timidamente....”Vorresti dirmi che strada devo prendere,
per favore?”
“Dipende, in genere, da
dove vuoi andare” rispose saggiamente il Gatto.
“Dove, non mi importa
molto” disse Alice.
“Allora qualsiasi
strada va bene” disse il Gatto.
tratto da Alice nel
paese delle Meraviglie, di Lewis Carroll
Ciao a tutti! Sì, lo so,
sono stata moolto cattiva: vi ho lasciati con il fiato in sospeso,
con una domanda, un punto interrogativo fisso, insomma ho messo un
po' di sana suspense in gioco.
L'ho fatto sia perché
volevo che il primo post, fosse qualcosa di particolare, che
rispecchiasse il più possibile le mie caratteristiche e che non vi
bombardasse con troppe informazioni (vi distruggo i timpani già
abbastanza a scuola o quando usciamo, ci manca solo che vi rompa
anche qui!), sia perché non ci sarebbe stato abbastanza spazio in un
unico post per scrivere tutto. Perché questo qualcosa che mi ha
cambiato la vita, scatenando una serie di reazioni a catena, è per
me un evento, anche se apparentemente piccolo e insignificante, di
grandezza epocale! Insomma ha cambiato la mia vita e quindi non
potevo affrontarlo in due parole, ci voleva un post tutto per
lui....Ed eccolo qua, il post che stavate aspettando (almeno spero),
con tutto quello che volevate sapere (almeno in parte)...il post sul
Cigno Nero!
N. B.: In realtà
questo sarà solo il primo dei miei “the story so far” post
(che, tradotto dall'inglese, vuol dire “la storia fino ad ora”),
insomma una serie di post, dove risponderò ad un sacco di domande:
Cosa mi è successo finora? Come ci sono arrivata qua? Chi o cos'è
stato il mio Cigno Nero?!
N. B. bis: Ciò
che riporterò di seguito è stato preso da una specie di diario, che
scrivo io, ogni tanto, sulle cose importanti, quindi ho deciso di
lasciare la dicitura classica del diario (data, introduzione,
argomento, conclusione/saluti, firma).
Ho fatto anche qualche
aggiunta per vivacizzare un po' la cosa, queste aggiunte saranno in
carattere normale, mentre il diario lo riporto con il corsivo.
N. B. bis bis: Chi
mi conosce sa che amo i P. S. (post scriptum) e che li uso sempre,
qui non posso usare i P.S., rimedio con i Nota Bene....[Comunque
sì lo faccio apposta a metterne così tanti, e sì sono proprio
fatta così, mezza matta e psicopatica, non è che faccio finta solo
per avere più visualizzazioni (anche perché, per quel che ne so io,
per ora, mi seguono solo i miei, e quei cinque/sei poveretti dei
miei migliori amici -no, non li ho assolutamente costretti a farlo-)]
venerdì 21
novembre 2014
I can't belive it!
Ancora non ci posso credere di essere arrivata fino a qui e di poter
veramente scrivere quello che sto scrivendo...è tutto così
terribilmente assurdo!! Bhe' sì, è successo tutto così in fretta,
prima mamma me ne ha parlato, poi ho iniziato a sognarlo, poi
finalmente ho potuto
partecipareequindipoimisonoiscrittaepoihofattoleselzionieoggihofattoicolloquiindividualieèstatobellissimissimoe...oh
my god!!
Sì, lo so, non hai
capito assolutamente nulla. Ormai ci sarai abituato, ogni volta che
mi agito o mi infervoro particolarmente per qualcosa, inizio a
parlare supermega velocemetissimamente e non si capisce più nulla!
(per voi che leggete il blog e che non mi conoscete aggiungo
questa chicca, perché altrimenti non rendo l'idea....a volte, parlo
molto veloce, ma proprio tanto, talmente tanto che mi è già
capitato tre/ quattro volte di essere fermata da gente che
guardandomi ammirata chiedeva “Ma, hai mai pensato di fare rap? No,
seriamente, secondo me hai un grande potenziale! Sì, sì, hai un
futuro come rapper...” sì, l'hanno fatto per davvero. Ah, poi ce
n'è ho anche un'altra, ma è più una stupidaggine fra amici che
altro, comunque, a volte parlo talmente veloce che Vale, un mio amico
pianista, mette su il metronomo nel cellulare-si è scaricato l'app,
ovviamente- per vedere a quale velocità sto parlando...che stupido!)
Quindi ora scusami, mi calmo e ti rispiego tutto dall'inizio,
già...l'inizio...è stato così poco tempo fa?! A me sembrano
passati secoli da allora! In ogni caso era l'inizio dell'anno
scolastico nel lontano 2014 (in pratica lo scorso
settembre, insomma un
paio di mesi fa)....
Dopo averlo osservato
per qualche secondo, ho deciso, ignara di tutto, senza sapere che
sarebbe stata il mio Cigno Nero, che mi avrebbe cambiato la vita per
sempre, di fare un'azione semplice e banale...Eh sì, mi sono fatta
coraggio, ho riposto tutte le mie forze nelle mani e...ho sfogliato
la prima pagina!
Quello che ho trovato
dentro quel piccolo fascicolo è impossibile da spiegare, perché vi
ho trovato il mondo! Paesi, culture, persone, piatti nuovi e mai
sentiti, luoghi misteriosi e mozzafiato...tutti da scoprire e da
esplorare, bastava un concorso...come potevo resistere?! Non
potevo...
Nei giorni successivi
il pensiero di quanto avevo scoperto, di quel mondo così vicino
eppure così lontano, di quell'opportunità speciale, mi tormentava.
Non riuscivo a pensare ad altro, era quello che avevo sempre
desiderato: viaggiare, scoprire mondi nuovi, esplorare nuovi
universi, andare lontanissimo, per poter trovare me stessa, per
capire chi sono e a che cavolo ci faccio qui sulla Terra (sì,
insomma le classiche domande leggerine che uno si fa con gli amici al
bar, tra un bicchierino e l'altro)...
Ah, ovviamente ho
detto di sì!
Così un paio di
settimane dopo ero iscritta al concorso e aspettavo nuove
informazioni. Dopo la chiusura delle iscrizioni, attorno al dieci di
novembre circa (la mia memoria va sempre Oltre Ogni Previsione- chi è
fan di Harry Potter capirà!), mi è poi arrivata una mail, di cui
metterò anche la foto qui sotto:
Così, il 19 mi sono
presentata a Cesena con mio padre, quello con cui vado più d'accordo
tra i miei genitori -anche se, ovviamente, voglio bene ad entrambi!-
e sono entrata nella scuola.
Era piena di gente,
ragazzi e ragazze della mia età, con genitori, parenti, amici e
fratelli. Erano tutti lì per fare la prova. Erano tutti lì per
vincere. E io non avevo scampo. Non potevo essere migliore di tutti
loro. Ecco, lì mi ha assalita l'angoscia. È partita da giù, dal
basso ventre, e poi saliva, saliva, saliva, e più saliva più
diventava pesante e insostenibile. Ma il peggio è stato quando ci
hanno divisi, papà è stato indirizzato verso l'auditorium (dove
avrebbe assistito alla spiegazione su come compilare il fascicolo
assieme agli altri genitori), mentre io sono stata mandata verso
un'altra direzione...ho percorso un lungo corridoio, poi ho seguito
un po' le indicazioni sulle porte, un po' ho chiesto ai volontari che
sorridevano disponibili (come se fossimo al luna-park! Ma non lo
sapevano che io stavo andando in guerra!?!) e mi sono ritrovata, non
so bene ancora come, davanti a due porte: in una c'era scritto
“Ravenna”, nell'altra “Cesena”.
Quando ho varcato la
soglia della mia porta non ci potevo credere! Ormai scoppiavo a
ridere! C'erano un sacco di persone che conoscevo! Quattro ragazzi/e
degli scout, un paio che avevano fatto le elementari con me, altri
due o tre li conoscevo per altri motivi (amici di amici) e poi un
altro paio li avevo già intravisti da qualche parte...alla fine
quelli sconosciuti si contavano sulle dita di E.T.!!Li ho salutati
felice e finalmente l'ansia se n'è andata, lasciando il posto a un
po' di sana preoccupazione, ma soprattutto alla certezza di avere un
po' più di possibilità di riuscita.
Ho preso il mio posto
(un banco a caso, vicino ai miei amici, per poter chiacchierare un
po') e dopo un po' sono entrate alcune persone che si sono
presentate: alcuni erano dipendenti dell'associazione, altri volontari, altri ancora erano studenti che avevano fatto
quell'esperienza e che ora aiutavano dove ce n'era bisogno.
In ogni caso ci hanno
spiegato brevemente cosa saremmo andati a fare e ci hanno consegnato
la busta con il test....è stato uno dei test più assurdi della mia
vita! È l'unico e il solo aggettivo che riesce a descrivere
perfettamente le emozioni che provavo mentre lo facevo...
Eh sì, avete letto
bene, colloquio individuale, per quello sì che c'è d'aver paura!
Comunque di questo colloquio che, per inciso, si è tenuto proprio
oggi pomeriggio, parleremo dopo...
Infatti volevo prima
terminare di raccontare quello che è successo a mio padre, mentre io
facevo il test. Alcuni volontari gli hanno spiegato che, se
passo il test, si può partecipare al concorso vero e proprio e, per
farlo, bisogna compilare il Fascicolo. Non ho capito ancora bene cosa
sia, ma so che è una cosa lunghissima e complicatissima (e avremo
solo due settimane e mezzo per farlo!!), con un pezzo online e un
altro pezzo da fare in cartaceo...insomma, papà è rimasto talmente
sconvolto dalla complessità del Fascicolo che non prende più la
cosa così tanto alla leggera, non ha più così tanta voglia di
farmi partecipare (pensate che ha addirittura iniziato con frasi del
tipo: “ma sei sicura? Guarda che costa tanto, che è una cosa
impegnativa e complicata, che ahi anche la scuola...e bla bla bla)!!
Ah, ma io non mi sono fatta mica scoraggiare da così poco, anche
perché finché non si saprà se ho passato il test d'idoneità o no,
non si saprà se potrò inviare la domanda o no, e quindi è inutile
farsi problemi per nulla. In ogni caso, ora, come ho accennato poco
fa, arrivava un problema ben più grande...
Il colloquio
individuale
Per me non è mai
stato un problema parlare o comunicare con le persone. E sono anche
piuttosto brava a dire le cose giuste al momento giusto e ad adattare
il mio linguaggio alla situazione in cui mi trovo, ma non ho mai
dovuto seriamente controllare o fare attenzione a tutto ciò che
dicevo...mi sembrava di essere un imputato e di dover fare un
processo...comunque non potevo sbagliare proprio qui ed ora, il
colloquio serve per far capire alle volontarie che tipo è il ragazzo
e per aiutarlo quindi a prendere la scelta giusta sulla scelta del
programma (estivo, bimestrale, trimestrale, semestrale, annuale) e
quindi non posso mandare tutto all'aria, non posso fallire, devo
rischiare, scendere in campo, giocare il tutto per tutto.
Questo è il mantra
che mi ripetevo da un paio di giorni, fino a che, oggi, non potevo
più sopportare l'ansia e la preoccupazione, alla fine io e la mamma
(questa volta mi ha accompagnata lei, gliel'ho chiesto io, perché
per i mostri che fanno paura solo la mamma può fare qualcosa! -sì,
lo so, abbastanza infantile e patetico, ma sinceramente preferisco
aver paura di un colloquio per un concorso, che di ragnetti o docili
cavallette-), siamo partite con largo anticipo e siamo andate là
a piedi, perché fa troppo freddo e c'è troppa nebbia per poter
usare la bici e la macchina ce l'aveva papà. Insomma siamo arrivate
là che ce n'erano ancora un bel po' davanti a me, quindi mi sono
messa il più lontano possibile da tutti, in una sala d'attesa più
piccola e vuota, e ho iniziato a massaggiare freneticamente con le
mie amiche...(non so se vi ricordate, Giuly, Mary e Ila!? Quanto
ero terrorizzata?!?) Chi vedeva la scena da fuori, vedeva una
normalissima ragazza seduta compostamente su una poltrona in una sala
d'attesa che giocava tranquillamente col telefono e invece....avrei
voluto urlare! Ogni secondo che passava era più lungo di quello
prima (mi sembrava di star partecipando ad un'ora di lezione, ma la
campanella non arrivava mai- non faccio nomi di prof. perché
alcuni di questi sono piuttosto pratici di computer, siti e blog,
nevvero ragazzi?!).
Alla fine,
miracolosamente, è arrivato il mio turno, ho scritto che entravo
alle mie amiche, mi sono alzata, ho salutato la mamma (che mi ha
lanciato uno di quegli sguardi e di quei sorrisi che ti danno la
carica, quella convinzione e sicurezza, quella totale fiducia che
hanno in te in quel momento, perché loro lo sanno, lo sanno che
andrai bene e che ce la farai!) e sono entrata. Erano in tre, due
delle quali le avevo già viste a Cesena e la terza era una ragazza
che aveva fatto un'esperienza con l'associazione pochi anni prima e
che aiutava le altre nelle decisioni, e mi sono venute incontro per
stringermi la mano. Poi mi hanno fatta accomodare su una poltrona, di
fronte a loro, dall'altra parte di lungo tavolo, mi hanno sorriso
e....Le domande sono arrivate una dopo l'altra, io le prendevo, le
assaporavo, e poi decidevo come condire la mia risposta, che gusti
darle, come allungarla, come parlare di quanto amassi viaggiare e di
quanto desiderassi partecipare a quel concorso, ma non ero io a
rispondere, o almeno non credo, perché mi vedevo al contempo da
dentro e da fuori era...come essere sospesi in una bolla
extratemporale...
Dopo circa
cinque/dieci minuti, forse di più non so, a me sono parsi pochi
secondi, una di loro mi ha chiesto: “ Bene Arianna, parliamo del
programma che hai scelto, il bimestrale, cosa ti ha spinto a fare
questa scelta?!”.
Ho la mia voce che
rispondeva:“Bhe' ho scelto questo programma perché si svolge nel
periodo estivo e così non perdo la scuola, perché facendo il
classico e non andando benissimo in greco e latino, perdere dei mesi,
sarebbe veramente un problema.”
“Ah, perché noi
pesiamo che tu possa fare qualcosa di più, un programma più lungo e
complesso.” ha risposto la volontaria con cui stavo parlando) il
mio cuore a perso un colpo “Sì, infatti sei la migliore delle
nostre candidate, la più adatta, sia come carattere, infatti noi non
ti abbiamo dovuto chiedere nulla, hai detto tutto da sola, sia perché
vuoi fare quest'esperienza esattamente come va fatta, veramente
complimenti.” (ha aggiunto l'altra volontaria) il mio cuore ha
perso un altro paio di battiti “Appunto. Senti, te lo dico proprio
francamente, come amica, io ho avuto la possibilità di fare entrambi
i programmi, un anno il bimestrale in Australia e poi l'annuale ad
Hong Kong, e non c'è paragone. Dopo due mesi di esperienza sì, mi
ero divertita, sì avevo migliorato un po' l'inglese e avevo stretto
qualche amicizia e affetto, ma è durato troppo poco. Non ho fatto in
tempo ad arrivare e ad abituarmi a stare lì, che già dovevo tornare
a casa. Fare la bimestrale è una cosa incompleta, la può fare chi
non è tanto bravo, ma tu, tu devi fare di più, tu ti meriti di fare
l'annuale” (ha detto la ragazza) ecco, il colpo di grazia, mi aveva
stesa, ma con quel briciolo di forza che mi era rimasta, non so da
dove, mi è uscito un: “Ma con la scuola come faccio?”
La ragazza mi ha
guardata e ha sorriso: “ Quanto avevi di media l'anno scorso” io
ho risposto “8” “Ma allora!” ha replicato lei “Sì, ma in
greco e latino, non vado tanto bene, e poi come faccio!?” ho
provato a contestare timidamente “Non te l'ha detto quel tuo amico
che ha già fatto l'esperienza di mandarlo a fan culo greco e
latino!”
Mi avevano spiazzata completamente! Io ero andata lì per
convincere delle persone che valevo qualcosina e che volevo davvero
fare quell'esperienza e loro mi hanno riempita di complimenti e di
buone parole, mi hanno spronata e incoraggiata a fare quello che
avrei voluto fare sin dall'inizio, sin dal mio primo incontro col
Cigno Nero, ma che non avevo mai avuto il coraggio di ammettere. Non
ce l'avrei mai fatta a fare l'annuale. Non sono abbastanza. E invece
ora, delle persone che da anni aiutano i ragazzi a scegliere i loro
programmi mi vengono a dire non solo che potrei farcela, ma che lo
devo fare, assolutamente, perché me lo merito.
I ricordi degli ultimi
istanti lì dentro sono molto confusi, io che sorrido, ringrazio per
i complimenti, prometto che ci penserò e stringo loro le mani, io
che esco e prendo il mio giubbotto e la borsa, faccio alla mamma
cenno di uscire, noi che attraversiamo il corridoio e poi...Appena
uscita sono stata accolta dal freddo, gelido e penetrante che mi ha
avvolta tutta e mi ha svegliata, mi ha detto che era vero, reale,
concreto. Che per quanto io provassi ad auto convincermi che è stata
tutta un'illusione, non potevo fuggire dalla realtà all'infinito. E
così, piano piano, tutta quell'angoscia, che era diventata gioia,
che era diventato fiume, è diventata lacrime...eh sì, proprio così,
ho iniziato a piangere, così com'ero, per strada, fuori dalla sede
di Intercultura, come una bambina piccola, e mia mamma mi ha
abbracciata e non capiva se ero triste o ero felice....Pian piano ci
siamo incamminate e pian piano le lacrime si sono fatte più rade e
mi hanno permesso di parlare, e così, tra un singhiozzo e l'altro,
ho detto a mia madre che avevo appena toccato la luna, che avevo
vinto l'Oscar, X-factor, il Nobel. Che non ero mai stata così felice
e soddisfatta di me stessa in tutta la mia vita. Perché c'era
qualcuno, che credeva in me, davvero. Qualcuno che non mi aveva
nemmeno mai vista, dopo cinque/ dieci minuti che mi sentiva parlare,
aveva deciso che si fidava che puntava su di me. E io, ora che sapevo
che ce la potevo fare, non potevo deluderli, non potevo, non io.
Mamma ha detto che per
lei andava bene, che se mi impegnavo e recuperavo le materie a
scuola, e lo volevo veramente per lei non c'erano problemi, e ne
avrebbe parlato con papà.
Quando ormai le
lacrime erano finite e del fiume ormai non restava che un letto
vuoto, siamo arrivate a casa. E dopo aver comunicato alle mie amiche
che è andato tutto bene, mi sono presa un po' di tempo per
riflettere e per metabolizzare quello che mi è successo....
Oggi per me è stato
un giorno veramente importante, perché oggi ho capito che ce la
posso fare, che posso puntare più in alto, dove stanno i miei sogni
per davvero. Ho capito che desidero qualcosa più di ogni altra al
mondo e ho intenzione di dare il massimo per cercare di averla. E
che, per la prima volta, so esattamente dove voglio arrivare, dove
voglio andare. Che da oggi, so perfettamente cosa rispondere al Gatto
di Alice nel paese delle meraviglie.
Per
oggi è tutto,
Fennec Curioso